Da quando sono divenuto musicista, mi è capitato molto spesso , anche per lunghi periodi, di dover lavorare per strada per riuscire a sostenermi. Per continuare a suonare ho fatto anche un altro lavoro, per esempio il cameriere. Mi capitava a New York, ma mi è capitato anche a Roma. Da qualche parte conservo ancora l’autorizzaIone della polizia con le mie ultime postazioni. Ciò che amavo davvero tanto era l’emozione di quando si avvicinava qualcuno e stazionava per un po’ ad ascoltare il mio contrabbasso. Ma ho suonato con giganteschi musicisti, alcuni secondo me tra i più bravi del mondo. Mi è capitato al Colosseo, come Union Square.
Se penso a quanti musicisti incredibili ho incontrato per suonare per strada, non so se basta una pagina per elencarli. E poi c’era quell’ atmosfera di enorme libertà. Poter suonare in posti che ti lasciavano senza fiato. Mi affacciai all’inizio anche in Piazza Navona, ma fui cacciato veementemente. Non conoscevo ancora le autorizzazioni degli artisti che lavorano per strada. Mi lasciavo ospitare dallaBellezza e dalla storia dei luoghi. Tiravo su bei soldoni che a volte mi spendevo per un bel Ristorante. Tutto intorno era stupendo e pieno di dignità. Chi si fermava ad ascoltarmi o ascoltarci non mi faceva alcuna elemosina. Perché non era L’elemosina il mio pensiero, ma era quella buona musica che mi ero finemente preparato a casa. La gente lo percepiva benissimo. Un giorno tornerò a suonare per strada vicino a una bella 127 verde.
Che sogno.